by Camilla Maffioli / 06 Lug 2022
Venerdi’ 1 Luglio 2022 – Articolo del “Giornale di Brescia”
Senza Beppe Maffioli, cuoco del Carlo Magno di Collebeato, semplicemente Chef per una notte non ci sarebbe.
Chi partecipa alla nostra kermesse lo vede infatti solo come coordinatore della giuria di esperti presieduta dal maestro Iginio Massari, oppure sempre presente alle lezioni, da docente o da preziosa spalla ai colleghi che per una sera condividono la loro arte. O ancora nelle serate di gala, anfitrione e anima del suo accogliente locale sulla verde collina dei Campiani, nonché regista del gravoso backstage che consente di servire in due ore sette, otto, dieci piatti pensati e realizzati da cuochi non professionisti per una platea esigente di oltre cento gourmet. Ma il ruolo di Beppe in quest’iniziativa del Giornale di Brescia è molto altro ancora.
Quando dieci anni fa l’idea solo abbozzata, nata in redazione, ha cominciato a coinvolgere tutta la struttura del nostro gruppo editoriale, è stato infatti grazie a lui, ai suoi suggerimenti, al suo contributo professionale che l’embrione è cresciuto sino a divenire un progetto preciso che ha poi coinvolto altri chef eccellenti. È dunque a Beppe che oggi possiamo chiedere innanzitutto un bilancio del cammino fatto fin qui.
«Sono davvero soddisfatto del percorso di Chef per una notte – dice convinto – non solo perché è raro che un’iniziativa come questa regga un decennio, facendo ogni stagione un piccolo ma significativo passo avanti e superando difficoltà oggettive come l’uragano del Covid. Sono soddisfatto soprattutto perché ho visto crescere l’abilità dei partecipanti, ho visto diffondersi una cultura della cucina di qualità, attenta alla stagionalità delle materie prime, allenata in tecniche persino d’avanguardia, concentrata sui sapori autentici e conscia dell’importanza della sostenibilità. E al di là della competizione tra le ricette, erano proprio questi gli obiettivi che ci eravamo posti».
Di strada in effetti ne è stata percorsa parecchia. «Ricordo i primissimi anni – racconta ancora Beppe – quando spesso ci trovavamo di fronte ad azzardi che ci lasciavano davvero perplessi, ad accostamenti improbabili, a cotture scorrette oppure a piatti copiati. Da qualche tempo invece c’è una percentuale sempre più alta di ricette ben pensate, tecnicamente corrette, con una presentazione curata e alcune ricette della finale di quest’anno ci hanno lasciato a bocca aperta fin dall’assaggio durante le prove, al punto che il nostro apporto professionale si è potuto veramente ridurre di molto. E poi in dieci anni sono emersi alcuni personaggi di valore, gourmet appassionati di cucina che forse non sceglieranno mai di diventare chef professionisti, ma che con i fornelli di casa loro sanno realizzare meraviglie».
Alla riuscita di Chef per una notte ha inoltre contribuito la magica location della serata finale con il Carlo Magno vestito a festa. «I protagonisti sono i partecipanti ma giocare in casa certo mi aiuta – ammette Beppe -. Soprattutto oggi che il mio ristorante sta vivendo una stagione molto positiva. Sono infatti felice di lavorare con una brigata di ragazzi capaci ed entusiasti che mi consente di lavorare tanto e bene. Il giardino estivo che abbiamo aperto ormai da tre anni è poi un ambiente speciale, che invita gli ospiti a restare a lungo a godersi la cucina e la frescura che qui non manca mai. E poi in 30 anni ho scoperto di avere una nuova grande famiglia di clienti-amici davvero affezionati, di persone speciali che vengono al ristorante anche con i figli piccoli, ai quali posso spesso servire non l’immancabile pasta al pomodoro, ma i piatti gourmet della carta. E vedo con gioia che anche loro, educati al buon gusto, apprezzano».
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